Montereale Valcellina sorge a 317 metri su un terrazzo alluvionale ai margini del torrente Cellina, adagiato sulla prateria ai piedi delle Prealpi, che declina verso gli aridi Magredi e più oltre verso la pianura pordenonese. È dominato dal Monte Fara (1342 m) e dal Monte Jouf (1224 m) ed è spettacolarmente collocato all’imbocco della Forra del Cellina.
La sua storia è antica, come testimoniano i ruderi sovrastanti l’abitato del Castrum Montis Regalis, castello di residenza che, almeno dagli inizi del XIII secolo, ospitava i rappresentanti del vescovo di Concordia e del patriarca di Aquileia.
In realtà le sue origini sono ancora più remote: ne sono evidenza i ritrovamenti di spade, probabilmente votive, dell’Età del Bronzo (XIV secolo a.C.), riemerse dalle ghiaie del Cellina.
I resti del più antico villaggio (XIV – XII secolo a.C.) sono stati trovati sui pendii e le alture che dominano il paese. Questo territorio, forse per la presenza di un guado sul Cellina, doveva infatti essere lo snodo di transiti da nord a sud, da est a ovest, che portarono anche influenze etrusche e determinarono poi la romanizzazione dell’abitato.
Oggi molti reperti protostorici e dell’Età Antica sono raccolti nel locale Museo Archeologico (MAMV). Tra questi di particolare importanza sono quelli della “Casa dei dolii” (vasi di terracotta) del V sec. a.C., significativo esempio di abitazione a due piani, di cui uno interrato.
Il Museo è ospitato nel secentesco complesso di Palazzo Toffoli, di pregio architettonico, una delle principali testimonianze di questo borgo, che nei suoi vicoli alterna case rurali a edifici di nobiliare impronta veneta, come Palazzo Cigolotti o Villa Vianello.
Tra le chiese, di particolare interesse è quella cimiteriale di San Rocco, già Pieve di Santa Maria Assunta o di Calaresio, l’antico nome di Montereale, poi intitolata a San Rocco. Centro nevralgico dell’evangelizzazione del territorio, forse già dal V secolo, conserva nel coro un magnifico ciclo di affreschi con storie della Vergine, realizzato tra 1559 e 1563 da Giovanni Maria Zaffoni detto il Calderari, allievo di Giovanni Antonio de’ Sacchis (il Pordenone) e di Pomponio Amalteo. Un’opera che colpisce soprattutto per la vivacità dei suoi particolari e l’intenso realismo di alcuni ritratti.
Proprio in quello stesso periodo si è consumata la vicenda umana del mugnaio di Montereale Domenico Scardella (1532 – 1599), detto Menocchio, messo al rogo a Portogruaro dalla Congregazione del Sant’Uffizio come recidivo eretico per la sua fantasiosa visione del cosmo, e diventato protagonista del saggio Il formaggio e i vermi di Carlo Ginzburg e del film Menocchio di Alberto Fasulo.
Da Montereale Valcellina non può mancare una breve deviazione alla Centrale Idroelettrica “A. Pitter” della frazione di Malnisio. Costruita verso la fine dell’Ottocento e dismessa nel 1988, è stata la prima centrale idroelettrica delle Venezie e tra le prime in Italia, opera dell’ingegnere pordenonese Luigi Salice e del nipote Aristide Zenari. Testimonianza monumentale di archeologia industriale – aperta al pubblico e teatro di eventi e concerti anche di Valcellina in musica – ospita ancora al proprio interno le originali turbine e i macchinari idraulici già impiegati per la produzione di energia elettrica.
Un breve sentiero che sale alle condotte forzate regala un emozionante panorama della pianura pedemontana, in un contesto che è il preludio ideale per un itinerario di scoperta delle grandi opere idroelettriche e stradali che hanno segnato la storia del Novecento della Valcellina.
Le sette meraviglie della Valcellina
Per scoprire la Valcellina proponiamo sette “panorami digitali” che raccontano i tesori e le peculiarità dei sei comuni della Valcellina e il cuore protetto della Valle: il Parco Naturale Dolomiti Friulane con la Riserva Forra del Cellina.